Paese studiato: Italia
Tipo di difficoltà di apprendimento che la buona pratica sta supportando
- Difficoltà di lettura e scrittura
- Difficoltà sociali o emotive
Scopi e obiettivi della buona pratica
Questa buona pratica ha l’obiettivo di fornire una guida e uno sviluppo professionale ai/alle docenti, fornendo una sorta di compendio di strategie, tecniche e attività che possono essere utilizzate nell’insegnamento di una lingua straniera a studenti e studentesse neurodivergenti. Queste linee guida contengono infatti indicazioni tratte dai più recenti sviluppi della ricerca scientifica (insegnamento delle lingue, inclusione) e dall’esperienza sul campo del gruppo di lavoro che ha elaborato il documento. Le informazioni incluse sono essenziali ma complete e supportano coloro che si stanno avvicinando all’argomento. È pensato dal punto di vista dell’insegnante e delle domande che potrebbe porsi nella pratica. La parola “Vademecum” (dal latino “vieni con me”) è stata infatti scelta come titolo per indicare che il documento vuole accompagnare il/la docente in tutte le fasi dei processi didattici.
Breve descrizione della buona pratica
Il documento è destinato a tutti gli/le insegnanti di lingue straniere di tutti i livelli scolastici, agli/alle insegnanti specializzati nel lavoro con studenti e studentesse neurodivergenti, ai mediatori linguistici e simili, per cui l’impostazione e la durata possono variare, così come l’età dei destinatari finali, gli studenti e le studentesse, che va dal livello della scuola primaria (5-6 anni) a quello della secondaria superiore (18-19 anni).
Il contenuto è organizzato in diverse sezioni:
• Premesse generali – questa parte contiene i riferimenti legali relativi al sistema educativo e ai DSA, oltre a una panoramica sui DSA e sulla loro interazione con le lingue straniere;
• Competenze degli/delle insegnanti – questa è la sezione principale del documento, che si concentra su diversi aspetti della pratica didattica: l’osservazione; la costruzione dell’accessibilità, della motivazione e di un ambiente di apprendimento positivo; l’attuazione dell’insegnamento delle lingue attraverso lo sviluppo delle diverse abilità (lettura, scrittura, ascolto, conversazione), oltre al lessico, alla grammatica e alla consapevolezza fonologica; la valutazione;
• Prove INVALSI ed esame finale – questa sezione contiene le linee guida su come affrontare la prova INVALSI di inglese e la partecipazione degli studenti e delle studentesse all’esame finale di maturità.
3 Principi di apprendimento chiave che sono stati utilizzati in questa buona pratica per supportare studenti e studentesse neurodivergenti
1. Accessibilità e ambiente di classe – L’accessibilità può essere favorita attraverso: un approccio sistematico, con una chiara progettazione della lezione, momenti per ripetere e consolidare i contenuti, compiti organizzati con una struttura modulare; apprendimento multisensoriale; differenziazione dei compiti, valorizzazione dei talenti; adattamento degli input orali e scritti tenendo conto della lunghezza, del lessico, della pragmatica, della formattazione del testo. L’ambiente di classe può essere costruito coltivando gli aspetti emotivi e sociali: mantenere la motivazione con attività originali e adeguate alle competenze; puntare all’autonomia e all’autostima; fornire supporto nella gestione dello stress e dell’ansia; valorizzare la diversità cognitiva, anche attraverso storie di successo; avvicinarsi agli studenti con empatia.
2. Implementazione – diverse tecniche possono essere utili per lo sviluppo delle diverse abilità linguistiche. Lettura/ascolto: attività di cloze e jigsaw in vari adattamenti; approccio metacognitivo, per rendere lo studente consapevole degli strumenti che può utilizzare per superare gli ostacoli; comprensione estesa con varie tecniche (skimming, scanning, transcodificazione, TPR, ecc.). Scrittura/parlato: (auto)biografia; narrazione; drammatizzazione, dialoghi a catena, giochi di ruolo per rafforzare le capacità di interazione; integrazione di informazioni visive e linguistiche e contestualizzazione; supporto nel recupero delle competenze linguistiche necessarie e attenta pianificazione del testo scritto; possibilità di utilizzare strumenti compensativi come videoscrittura, thesaurus. Consapevolezza fonologica: attraverso attività formali e informali (esercizi mirati e multimodali rispetto a filastrocche, canzoni e simili). Vocabolario: contestualizzazione; approccio multisensoriale; diagrammi, tra gli altri. Grammatica: soprattutto approccio induttivo, ludico, personalizzato e concreto.
3. Valutazione – importanza di una prima valutazione per determinare il punto di partenza dello studente; concentrarsi su una valutazione formativa e olistica, piuttosto che su una valutazione sommativa, in modo da inquadrare la prestazione nell’ambito dell’intero percorso di apprendimento e in relazione ai progressi compiuti; importanza di una chiara definizione dei criteri di valutazione, delle aspettative e degli obiettivi, promuovendo anche lo scambio con lo studente e incoraggiando l’autovalutazione.
Strategie utilizzate come parte della buona pratica
Adattare l’istruzione ai vari stili di apprendimento. ✔
Piani di apprendimento individualizzati. ✔
Guida alla creazione e all’implementazione di piani di apprendimento individualizzati. ✔
Strategie per modificare o creare materiali didattici adatti alle diverse abilità. ✔
Creare un ambiente positivo e di supporto in classe. ✔
Risultati e impatto
Come già accennato nella sezione sui principi chiave dell’apprendimento, la valutazione nell’insegnamento delle lingue straniere agli studenti e alle studentesse neurodivergenti dovrebbe seguire un approccio olistico e formativo, prendendo in considerazione il percorso di apprendimento nel suo complesso, valutando i progressi compiuti rispetto al punto di partenza inizialmente valutato.
La valutazione può essere effettuata raccogliendo dati sia in modo formale che informale: questi due metodi dovrebbero essere integrati, poiché entrambi forniscono informazioni preziose.
La valutazione formale consiste in prove scritte e orali. L’accessibilità è una questione centrale, che può essere raggiunta in entrambi i formati adottando strategie specifiche. Per la parte scritta, tra le altre: formattazione del testo, istruzioni chiare, esercizi che testano le abilità singolarmente e sono graduali nella difficoltà, tempo extra e strumenti compensativi, test suddivisi in prove più piccole per ridurre lo sforzo cognitivo. Per quanto riguarda la prova orale, si consiglia di pianificarla con sufficiente anticipo per permettere all’apprendente di prepararsi di conseguenza, di fargli utilizzare strumenti compensativi (mappe, prompt, schemi, ecc.) e di adottare la seguente struttura: fase di riscaldamento, non valutata, durante la quale si riattivano le conoscenze linguistiche attraverso l’interazione libera; fase di preparazione, non valutata, in cui l’insegnante spiega il compito e l’apprendente può prepararsi, consultando anche i propri strumenti compensativi; fase di produzione, durante la quale l’apprendente esegue il compito e può essere aiutato attraverso domande guida. Si può concedere del tempo extra per la valutazione sia scritta che orale e, in casi gravi, può esserci l’esonero dalla parte scritta.
La valutazione informale viene effettuata attraverso l’osservazione, guidata dai seguenti principi: orientamento al focus; selezione di un’attività specifica da osservare; selezione di un dispositivo in cui registrare le note di osservazione.
Perché questa può essere considerata una buona pratica?
Questo documento può essere considerato una buona pratica soprattutto grazie all’affidabilità e alla competenza del gruppo di ricerca del progetto che ha contribuito alla sua stesura. In particolare, i soggetti coinvolti sono stati: Provincia Autonoma di Bolzano/Alto Adige con il Servizio Inclusione Scolastica e Counseling della Direzione Istruzione e Formazione; Centro Erikson; Università di Parma.
Le istituzioni accademiche e scolastiche di Bolzano sono rinomate per il loro interesse nella ricerca linguistica, essendo quest’area al confine con l’Austria caratterizzata da un bilinguismo ampiamente diffuso e dalla presenza di minoranze linguistiche. Le lingue parlate sono l’italiano, il tedesco e il ladino.
Il Centro Erikson è un’organizzazione specializzata nell’inclusione nei campi dell’educazione, dell’insegnamento, del lavoro sociale, della psicologia e della psicoterapia, della logopedia e della salute dal 1984. Pubblica libri e giochi didattici, gestisce un centro di formazione e ha un gruppo di ricerca che collabora con quattro università italiane.
ELICom (Inclusive Linguistic Education and Communication) è un gruppo di ricerca dell’Università di Parma che si occupa di inclusività nel campo della comunicazione e dell’educazione linguistica, con un’attenzione particolare agli studenti che vivono uno svantaggio linguistico, dovuto ad esempio a difficoltà linguistiche o dell’apprendimento, o a un contesto di deprivazione socio-culturale e linguistica. ELICom fa parte del Laboratorio di Glottodidattica dell’Università di Parma e ha una collaborazione di lunga data con il Centro Erikson.
Trasferibilità
Poiché le buone pratiche presentate nel documento si rivolgono a insegnanti di tutti i livelli scolastici e anche ad altri attori, la loro trasferibilità può essere considerata non solo come una sorta di prerequisito, ma anche come un invito da parte di chi ha prodotto questa risorsa. Le strategie, le tecniche e le attività suggerite sono infatti flessibili e possono essere facilmente adattate a diversi gradi scolastici e anche a diversi contesti e Paesi, considerato che si basano principalmente su principi educativi fondamentali (tra gli altri, l’approccio individualizzato, comunicativo e induttivo, l’empatia, l’inclusione, ecc.).
Risorse utilizzate come parte della buona pratica
Le buone pratiche sono disponibili al seguente link: https://issuu.com/landsuedtirol-provinciabolzano/docs/1613469611_vademecum_lingue_e_dsa?fr=sMWYzZjczMDk3Nw
L’uso delle tecnologie assistive viene proposto e menzionato in termini di strumenti compensativi che possono supportare gli studenti e le studentesse neurodivergenti nello svolgimento di determinati compiti. Sono presenti i seguenti esempi: video scrittura, correttore ortografico, thesaurus, sintesi vocale.
Criticità
Il documento presenta un gran numero di strategie utili per l’insegnamento delle lingue straniere a studenti con disturbi dell’apprendimento, ben strutturate e organizzate tematicamente per competenze e fasi didattiche, oltre a riferimenti legislativi aggiornati e a una sintesi delle prove nazionali che caratterizzano il sistema scolastico italiano. Tuttavia, per completare ulteriormente la panoramica offerta, sarebbe stato interessante avere maggiori informazioni sulle tecnologie assistive ed esempi concreti al riguardo.
Eventuali, ulteriori lezioni apprese che possiamo trarre da questo esempio di buona pratica
Nell’insegnamento delle lingue straniere, la flessibilità e le tecniche di adattamento sono fondamentali in generale, e ancora di più per gli studenti con difficoltà di apprendimento. Un approccio unico per tutti non funziona. Gli/le insegnanti devono essere flessibili, personalizzando l’insegnamento per rispondere ai punti di forza e di debolezza di ciascun apprendente. Ciò potrebbe comportare l’utilizzo di attività multisensoriali, la scomposizione di una grammatica complessa in fasi più piccole o l’offerta di metodi di valutazione alternativi. Grazie alla flessibilità, gli/le insegnanti possono creare un ambiente favorevole in cui tutti gli studenti e le studentesse possano sviluppare le proprie competenze linguistiche e la propria sicurezza.
Eventuali informazioni o risorse aggiuntive
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