Teatro in Inglese per DSA: teoriche e utilizzo di un approccio comunicativo per facilitare l’acquisizione della Lingua Straniera ad alunni e alunne con Disturbo Specifico di Apprendimento

Paese studiato: Italia

Tipo di difficoltà di apprendimento supportata dal caso di studio

  • Difficoltà di apprendimento generali o specifiche

 

Scopi e obiettivi del caso di studio

Lo studio deriva da esperienze di utilizzo dei linguaggi teatrali nel processo di insegnamento-apprendimento della lingua inglese per quanto riguarda gli alunni e alunne di cinque classi di scuola primaria, compresi studenti e studentesse neurodivergenti. Il percorso è stato strutturato sul presupposto che l’attività curricolare di insegnamento di una lingua straniera possa svilupparsi quasi completamente nella lingua, anche con studenti e studentesse più giovani o con neurodivergenti: ciò risponde ad un metodo di insegnamento naturale (o diretto), per ‘immersione linguistica’, secondo il quale ‘una seconda lingua o lingua straniera può essere appresa seguendo lo stesso itinerario dell’acquisizione della lingua madre’ attraverso ‘l’uso esclusivo della lingua oggetto di studio, l’assenza di una formalizzazione esplicita delle varie grammatiche (che si raggiungerà in una fase successiva del processo di apprendimento), la forte attenzione alla dimensione fonologica”. Questo diventa un modo concreto di ‘fare in linguaggio’, grazie alla combinazione di codici mimici, gestuali, prossemici, iconici, espressivi della voce e del volto, musicali. Inoltre, è stato dimostrato che l’uso di tali linguaggi non verbali è in grado di attivare processi fondamentali nel più generale percorso di apprendimento e formazione della persona, quali i processi affettivi (motivazione, attenzione, interesse), i processi cognitivi (linguistici, logici, sociali, culturali) e comportamentali (mimetismo, gestualità, manipolazione). Il secondo elemento ritenuto fondamentale: l’importanza dell’attività cooperativa, una modalità educativa che, nel sostenere un’acquisizione più sicura e condivisa della conoscenza, consente aspetti esperienziali e operativi che motivano e generalizzano, contestualizzando i contenuti (JohnsonD.R. & Johnson R.T., 2005).
Nell’osservazione preliminare, gli alunni e alunne neurodivergenti di età compresa tra i 5 e gli 11 anni hanno mostrato, rispetto ai loro coetanei, difficoltà precoci a riprodurre i fonemi inglesi nelle varie occasioni in cui ciascuno è stato chiamato a produrre parole, frasi ed espressioni in quella lingua; hanno anche mostrato difficoltà nella memorizzazione e nel reperimento del vocabolario e delle strutture; Le difficoltà riscontrate nella scrittura sono state ancora maggiori: difficoltà a trascrivere parole e testi dalla lavagna, correttamente e in tempo adeguato; errori di ortografia, anche seguendo un determinato modello; scrittura autonoma che tendeva ad aderire alla pronuncia; estrema lentezza; difficoltà nell’associare forma scritta e orale; confusione di parole e suoni omofonici (ma non omografici) da distinguere in base al contesto; difficoltà di lettura.
Gli studenti e le studentesse neurodivergenti hanno anche avuto difficoltà (molto più dei loro coetanei) a riconoscere la lingua straniera come una modalità funzionale di comunicazione efficace; Sembravano vederlo piuttosto come una sovrastruttura proposta “artificialmente” dall’insegnante.

 

Breve descrizione del caso di studio

Il gruppo di alunni e alunne coinvolti in questo studio era composto da 138 alunni e alunne di età compresa tra 5 e 12 anni (10 sono stati diagnosticati come BES, 2 ADHD.
La lezione in aula (di una o due ore a settimana) ha proposto lessico e strutture, relative a ciascun obiettivo di apprendimento, attraverso situazioni contestualizzate con immagini e cartoni animati, mimetismo, e con l’uso continuo (oltre che l’insegnante che parla costantemente in inglese), di ausili meccanici (CD, audiocassette, video) con madrelingua inglese. In una seconda fase, una volta compreso nel contesto, il vocabolario e le strutture sono stati riproposti per la riproduzione esecutiva da parte dei bambini e bambine. Il vocabolario e le strutture sono stati praticati nella produzione orale collettiva, poi con lavori di coppia, che hanno permesso loro di lavorare in modo autonomo, in una situazione collaborativa e sostenuta (Topping, 1997), che offre l’opportunità di una produzione orale ripetuta e autonoma, auspicabile nell’apprendimento delle lingue straniere (e che in una situazione collettiva sarebbe ridotta in termini di tempo di produzione). Infine, dopo aver memorizzato la forma orale, dalla seconda classe in poi viene proposta la forma scritta in lettura, associata alla sua espressione orale. Come fase finale, gli alunni e alunne hanno letto ad alta voce le forme scritte (tranne gli alunni e alunne neurodivergenti: i loro “tutor” lo hanno fatto per loro o hanno eseguito la lettura silenziosa, con un glossario di parole inglesi accompagnato da immagini per compensare le difficoltà).
Sono stati utilizzati anche gruppi cooperativi, organizzati in team con una propria identità e i propri obiettivi, che inizialmente svolgevano esercizi di contenuto orale e scritto e compiti di rielaborazione in modo ludico e collaborativo (giochi da tavolo, giochi di parole, giochi di carte; produzione di poster murali che rappresentano parole associate a immagini, piccole composizioni tematiche, glossari di termini inglesi associati alle immagini). Questo metodo ha permesso di proporre, in modo motivante, la pratica nella produzione scritta e orale (finalizzata alla memorizzazione delle parole e della loro ortografia, alla produzione di materiali e strumenti di supporto all’apprendimento e compensativi).
Per quanto riguarda la fascia d’età 5-6 anni, è stata privilegiata una modalità fortemente interattiva in termini di prossemica e cinestetica, poiché l’obiettivo dell’apprendimento della lingua si è concentrato sull’apprendimento orale della lingua e sull’acquisizione di un vocabolario, inizialmente nella comprensione, progressivamente nella produzione collettiva, che solo successivamente è diventato individuale e autonomo. L’attività si è quindi basata su una proposta iniziale di strutture linguistiche semplici, abbinate dall’insegnante all’azione, che i bambini e bambine hanno spontaneamente imitato. Tra gli obiettivi proposti c’era la comprensione dei verbi motori, che i bambini e bambine eseguivano sotto forma di gioco. Successivamente, è stato possibile utilizzare una serie di ‘format’ in cui i bambini e bambine ‘eseguivano’ richieste e comandi di azioni, oppure interpretavano gli atteggiamenti tipici di personaggi e animali noti (es. Topolino). Un altro metodo interattivo è stato l’uso di danze tradizionali inglesi e non inglesi che abbinavano le azioni alle parole: i bambini e bambine riproducevano la sequenza gestuale, accedendo così contemporaneamente all’ascolto e al significato per induzione; Hanno poi sviluppato spontaneamente e associato la riproduzione del linguaggio orale in momenti diversi da bambino a bambino. Da notare che la riproduzione delle stesse parole unita ai soli gesti, senza l’aspetto musicale, sembrava rendere più difficile la memorizzazione delle parole.
Per la produzione (che avviene principalmente a partire dai 6 anni) sono state utilizzate maschere e pupazzi, con i quali i bambini e bambine hanno riprodotto brevissimi formati di dialogo e azione, imitando quanto proposto dalla maestra e i cartoni animati presentati per accompagnare il dialogo, ascoltato da un CD con un madrelingua inglese. I bambini e bambine tendevano naturalmente a riprodurre l’intonazione e l’accento.

 

3 Principi di apprendimento chiave che sono stati utilizzati in questo caso di studio per supportare studenti e studentesse neurodivergenti

1. Eseguire attività per simulare conversazioni relative a situazioni di vita reale
2.Utilizzo di approcci multilingue
3. Imparare per immersione

 

Strategie utilizzate nell’ambito del caso di studio

Secondo lo studio, l’uso di una didattica pratica, multisensoriale e multilingue, dove la molteplicità dei linguaggi coinvolge anche il non verbale (mimico-gestuale, iconico, musicale…). gioca un ruolo chiave, in quanto può migliorare l’apprendimento (e non solo l’apprendimento linguistico, ma una più generale ‘plasticità’ e trasferibilità dell’apprendimento, Dodman, 2005), poiché privilegia la componente di operatività e visualizzazione all’interno della diversità degli stili di apprendimento. Fare teatro’ permette di sperimentare ‘realmente’ situazioni concrete di ogni giorno, permettendo al bambino di ‘vivere’ la lingua, invece di assimilarla come qualcosa che si ‘deve’ imparare, e che poco ha a che fare con la ‘sua’ esperienza reale.
Le tecniche teatrali utilizzate fanno riferimento ai concetti di formato e drammaturgia. Il formato (Bruner, 1975) si riferisce a micro-situazioni strutturate, ripetitive e prevedibili condivise da adulto e bambino, che sono essenziali per l’acquisizione della prima lingua, e che possono essere validamente applicate all’apprendimento della seconda lingua sotto forma di formati listativi (routine di associazione di parole con l’azione) e di formati narrativi (ad esempio fiabe, filastrocche con associazione di movimenti) (Taeschner, 1993). In questo modo, canzoncine, storie e frasi possono essere presentate e “partecipate” in prima persona dai bambini e bambine, in modo che ogni parola o frase corrisponda alla stessa espressione mimico-testuale; La comprensione avviene in modo graduale, associando le parole al significato di gesti espliciti (che non hanno bisogno di essere “tradotti” nella lingua madre). Il teatro è una modalità di rappresentazione di tipo teatrale (Cangià, 1998) che può essere utilizzata in aula per la ‘messa in scena’ di giochi di ruolo, interviste, presentazione di personaggi, in un processo di utilizzo ed elaborazione di strutture, vissute in prima persona e applicate (in modo progressivamente più flessibile) a varie situazioni possibili.

 

Risultati e impatto

Tutti i bambini e bambine hanno partecipato e hanno definito l’esperienza positiva e motivante. Hanno spontaneamente richiesto l’applicazione della modalità teatrale e comunicativa a tutti gli argomenti trattati. La varietà di linguaggi verbali e non verbali utilizzati ha permesso di esercitarsi più volte con determinati vocaboli e strutture, senza annoiarsi, e di applicarli in modo appropriato ai singoli contesti; La modalità teatrale ha permesso di applicare le espressioni linguistiche proposte in situazioni pratiche, contribuendo non solo a fissarle meglio, ma anche a conoscerne l’utilità nel contesto d’uso.
Lo studio è attualmente in fase di approfondimento attraverso un’analisi comparativa delle diverse metodologie didattiche più appropriate ed efficaci per motivare e far imparare l’inglese ai bambini e bambine con DSA e ai loro coetanei. Ad oggi, infatti, tutti gli alunni e alunne a rischio e con diagnosi di DSA hanno raggiunto gli obiettivi minimi di apprendimento fissati dalle varie classi della disciplina della lingua inglese. Appare inoltre opportuno estendere lo studio longitudinalmente, al fine di verificarne l’applicabilità e le modalità di fruizione con riguardo alle età successive e agli obiettivi di apprendimento linguistico più articolati.

 

Perché questo caso di studio può essere utile per la ricerca del progetto?

Gli autori hanno preferito un approccio didattico comunicativo piuttosto che analitico-strutturale. Hanno quindi scelto di concentrarsi sulla comprensione e sull’espressione orale piuttosto che sull’espressione scritta. Questa scelta può essere molto utile sia per gli studenti e studentesse che si trovano nella fase iniziale di acquisizione della lingua, sia per gli alunni e alunne neurodivergenti.

 

Trasferibilità

Nel complesso, la trasferibilità dello studio si estende oltre il contesto specifico della ricerca per influenzare le pratiche educative, lo sviluppo del curriculum, la formazione degli/le insegnanti, le iniziative di educazione inclusiva, gli sforzi di ricerca, gli sforzi di coinvolgimento della comunità e le decisioni politiche relative all’insegnamento e all’apprendimento delle lingue.
La trasferibilità di questo studio sull’uso dei linguaggi teatrali nei processi di insegnamento-apprendimento della lingua inglese per le classi della scuola primaria, compresi gli studenti e studentesse neurodivergenti), può manifestarsi in diversi modi:
• Pratiche educative: i risultati dello studio possono informare le pratiche educative dimostrando l’efficacia dell’integrazione delle lingue teatrali nell’insegnamento della lingua inglese. Gli i/le docenti delle scuole primarie e non solo possono adattare e implementare strategie simili per migliorare i risultati dell’apprendimento delle lingue per diverse popolazioni di studenti e studentesse.
• Sviluppo del curriculum: le intuizioni dello studio possono contribuire allo sviluppo di curricula linguistici che diano priorità ad approcci di apprendimento esperienziali e interattivi. I progettisti del curriculum possono incorporare elementi di teatro e teatro nei programmi di lingua inglese per soddisfare diversi stili e abilità di apprendimento.
• Formazione degli/delle insegnanti: lo studio può servire come base per la progettazione di programmi di sviluppo professionale per gli/le insegnanti volti a dotarli delle competenze e delle conoscenze necessarie per integrare i linguaggi teatrali nelle loro pratiche di insegnamento. Le sessioni di formazione possono concentrarsi sulle tecniche per l’implementazione di attività basate sul teatro e sulle strategie per supportare gli studenti e studentesse neurodivergenti nell’apprendimento delle lingue.
• Educazione inclusiva: evidenziando i benefici delle lingue teatrali per gli studenti e studentesse neurodivergenti, lo studio promuove pratiche educative inclusive che danno priorità alle diverse esigenze di tutti gli studenti e studentesse. Le scuole e le istituzioni educative possono utilizzare i risultati per creare ambienti di apprendimento inclusivi in cui ogni studente possa prosperare e partecipare attivamente alle attività di apprendimento delle lingue.
• Ricerca e innovazione: lo studio contribuisce al corpus di ricerche sugli approcci innovativi all’insegnamento e all’apprendimento delle lingue. I ricercatori possono basarsi sui risultati per condurre ulteriori indagini sull’efficacia delle pedagogie basate sul teatro in diversi contesti e popolazioni studentesche. Coinvolgimento della comunità: lo studio può facilitare la collaborazione tra scuole, comunità e organizzazioni culturali per promuovere l’apprendimento delle lingue attraverso esperienze teatrali.
• Le iniziative basate sulla comunità, come laboratori teatrali e club linguistici, possono fornire ulteriori opportunità agli studenti e studentesse di interagire con l’inglese in modi significativi e divertenti.

 

Risorse utilizzate nell’ambito del caso di studio

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Criticità

Lo studio è condotto attraverso un’analisi comparativa dei vari metodi di insegnamento più appropriati ed efficaci per motivare e insegnare l’inglese ai bambini e bambine neurodivergenti e ai loro coetanei. Ad oggi, infatti, tutti gli alunni e alunne neurodivergenti hanno raggiunto gli obiettivi minimi di apprendimento fissati dalle varie classi in lingua inglese.

 

Eventuali, ulteriori lezioni apprese che possiamo trarre da questo caso di studio

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Eventuali informazioni o risorse aggiuntive

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